Stampa ed incontri 21, 22, 23 Ottobre 2019 GENOVA/MILANO/ROMA

QUI E´POSSIBILE CONSUTARE CIO' CHE SONO STATI GLI INCONTRI CON L'AVVOCATO PABO FAJARDO E CON IL COORDINAORE DELLA UDAPT WILLIAM LUCITANTE

 

RAI1 PROGRAMMA TELEVISVO "UNO MATTINA" ALLA: 1 ORA CON 6 MINUTI.

https://www.raiplay.it/video/2019/10/unomattina-a7fb3e8c-a192-44d1-aa75-7359cd83022f.html

 

CANALE 28 E 146 SKY PROGRAMMA TELEVISIVO "SIAMO NOI"

https://www.youtube.com/watch?v=1wjkTeHI37s

 

AGENZIA STAMPA DIRE

https://www.facebook.com/agenziastampaDIRE/videos/704709733352327/?t=0

 

A SUD

https://www.facebook.com/assoasud/videos/2635249933235317/

 

IL QUOTIDIANO LATINOAMERICANO

https://www.facebook.com/ilquotidianolatinoamericano/videos/537953980300463/?t=0

 

GAZZETTA LATINA

https://www.facebook.com/gazzettalatina/videos/484248855765362/?t=0

 

GENOVA QUOTIDIANA

https://genovaquotidiana.com/2019/10/19/tutelare-lambiente-per-migliorare-la-salute-pubblica-convegno-unige/?fbclid=IwAR06OPN0DtWN53RIai-Lz1xcTQ66taiteFaJyKBm4qYmSxOg2ZfkNdvdRHo

 

LA VOCE DI GENOVA

http://www.lavocedigenova.it/2019/10/19/leggi-notizia/argomenti/eventi-8/articolo/inquinamento-ambientale-lincontro-sullamazzonia.html?fbclid=IwAR2ty-lUwN9qRtMk10K96vpd9Zd1o2WsK94av0BM-0EzpsuV2jmtZRxFv5U

 

GENOVASI.IT

http://www.genovasi.it/index.php/cultura/14544-pablo-fajardo-all-universita-di-genova?fbclid=IwAR0T5ItaIicWIIDen2nrrvK5YdaFC-CGXkI9SgEhjom4hvqdiYvc3IuF8Tw

 

AGENZIA DIRE

https://www.dire.it/21-10-2019/377759-guardiani-damazzonia-23-ottobre-incontro-con-lavvocato-pablo-fajardo/

 

AGENZIA SIR

https://agensir.it/quotidiano/2019/10/16/sinodo-per-lamazzonia-pablo-fajardo-ecuador-30mila-vittime-in-lotta-con-il-colosso-statunitense-chevron-texaco/

 

VIRGILIO.IT

https://www.virgilio.it/italia/roma/notizielocali/guardiani_d_amazzonia_23_ottobre_incontro_con_l_avvocato_pablo_fajardo-60181789.html

 

TV2000

https://www.tv2000.it/siamonoi/2019/10/22/23-ottobre-2019-sinodo-amazzonico-il-nuovo-sguardo-della-chiesa/

 

IL QUOTIDIANO LATINOAMERICANO

https://ilquotidianolatinoamericano.com/2019/10/19/a-genova-pablo-fajardo-per-un-congresso-sullamazzonia/

 

FOCSIV

https://www.focsiv.it/event/conferenza-stampa-amazzonia/

 

AGENZIA DIRE 

https://www.dire.it/23-10-2019/382218-amazzonia-attivisti-alla-dire-europa-difendi-la-casa-comune/

 

 

WILLIAM LUCITANTE & PABLO FAJARDO

ITALIA: L'incontro del 21 ottobre 2019 presso l'università di Genova è stato ANNULLATO causa allerta Meteo per le città di Genova e Savona.

Al momento gli incontri successivi nelle città di Milano e Roma riferiti alle date del 22/23 Ottobre 2019 potrebbero subire cambiamenti. Vi chiediamo totale comprenssione e di restare in collegamento con le fonti ufficiali legate al meteo.

Continuazione deltesto precedente:

... in tre città italiane: Genova / Milano / Roma – Far si’ che Chevron Texaco risponda dei crimini commessi nell’Amazzonia ecuadoriana, terra di foreste e di fiumi avvelenata da 68 miliardi di litri di scarti petroliferi, solventi chimici e acque tossiche: e’ l’impegno di Pablo Fajardo, avvocato e attivista che rappresenta circa 30mila vittime del colosso statunitense.

Di questa lotta e dei tanti ostacoli sulla via della giustizia Fajardo discuteranno in tre città italiane: GENOVA / MILANO / ROMA nei tre incontri dove se ne parlerà con gli esperti di riconoscitissime realtà italiane che vanno dai professori universitari ai ricercatori ed attivisti.

Si parte da Genova dove l'incontro del 21 ottobre 2019 sarà presso l'Università di Genova sita in Stradone S.Agostino 37 Aula 4H alle ore 9.00 fino alle 13.

Il 22 ottobre 2019 saranno presenti presso l'Università degli Studi di Milano in via Festa del Perdono 7 presso l'aula 420 dalle 9.00 alle 13.00

23 ottobre 2019 alle ore 11 presso l'Agenzia Stampa DIRE sita in via Corso Italia 38a.

Tutti gli incontri sono aperti al pubblico e gratuiti. A partecipare e a intervenire insieme con lui William Lucitante, dell’associazione delle vittime Unión de Afectados por Chevron-Texaco (Udapt), e l'avvocato Pablo Fajardo Mendoza gli sperti approfondiranno le diverse realtà ambientaliste e la richiesta di giustizia delle vittime a livello internazionale.

Durante l’incontro a Roma, collegato alle iniziative e ai dibattiti di ‘Amazzonia: casa comune’, un’iniziativa che accompagna il Sinodo speciale in corso in Vaticano fino al 27 ottobre, saranno ripercorse le tappe di una battaglia giudiziaria cominciata ben 26 anni fa. Dalla sentenza ecuadoriana che nel 2011 ha condannato Chevron Texaco a risarcimenti per nove miliardi e mezzo di dollari fino al verdetto di una corte arbitrale dell’Aja che ha intimato alle autorita’ di Quito di compensare il colosso nordamericano per violazioni di un accordo sugli investimenti sottoscritto con gli Stati Uniti negli anni ’90.

Al centro del dibattito, moderato dal giornalista Vincenzo Giardina, anche le scelte del nuovo governo dell’Ecuador. ‘Il presidente Lenin Moreno ha chiesto ai tribunali di Argentina e Canada di bloccare l’omologazione all’estero della sentenza ecuadoriana che condanna Chevron” denuncia Fajardo. ‘Nel nome di una nuova alleanza con gli Stati Uniti e il Fondo monetario internazionale, si afferma il primato del diritto commerciale sui diritti umani’.

Incontro MILANO:

In occasione della V sessione di negoziazione dell'ONU per la creazione di un trattato vincolante sul tema di diritti umani ed imprese, l'Università Statale di Milano ospita UDAPT, associazione che in Ecuador si batte per la protezione dell'ambiente e il rispetto dei diritti umani.

Interverranno:
-Pablo Fajardo e Willian Lucitante, rispettivamente avvocato principale e coordinatore esecutivo di UDAPT: la lotta UDAPT per la giustizia sociale e ambientale;

- Prof.ssa Antonia Baraggia: I diritti della natura in Ecuador: questioni costituzionali e sfide future;

- Prof. Luigi Crema: Limiti e potenzialità dell'attuale sistema di soluzione di controversie stato-impresa.

- Avvocato Giacomo Cremonesi, co-fondatore di Human Rights International Corner il caso Nigeriano EVF AGGAH c. ENI avanti il Punto di contatto Italiano Ocse;

-Riccardo Facchini, Responsabile Coordinamento Diritti Economici, Sociali e Culturali, Amnesty International - Sezione Italiana: il caso del Delta del Niger.

- Giosué De Salvo, responsabile advocacy Mani Tese Ong Onlus: Il ruolo delle ONG nella promozione di trasparenza, accountability e accesso alla giustizia

per info e dettagli:

udaptitalia@gmail.com

oppure potete contattarci presso la nostra pagina social al seguente link:

https://www.facebook.com/profile.php?id=100010836061925 — a Udapt Italia

 

 

TESTO PRECEDENTE;

 

ITALIA – Far si’ che Chevron Texaco risponda dei crimini commessi nell’Amazzonia ecuadoriana, terra di foreste e di fiumi avvelenata da 68 miliardi di litri di scarti petroliferi, solventi chimici e acque tossiche: e’ l’impegno di Pablo Fajardo, avvocato e attivista che rappresenta circa 30mila vittime del colosso statunitense.

Di questa lotta e dei tanti ostacoli sulla via della giustizia Fajardo discuteranno in tre città italiane: GENOVA / MILANO / ROMA nei tre incontri dove se ne parlerà con gli esperti di riconoscitissime realtà italiane che vanno dai professori universitari ai ricercatori ed attivisti. 

Si parte da Genova dove l'incontro del 21 ottobre 2019 sarà presso l'Università di Genova sita in Stradone S.Agostino 37 Aula 4H alle ore 9.00 fino alle 13.

Il 22 ottobre 2019 saranno presenti presso l'Università degli Studi di Milano in via Festa del Perdono 7 presso l'aula 420 dalle 9.00 alle 13.00

23 ottobre 2019 alle ore 11 presso l'Agenzia Stampa DIRE sita in via Corso Italia 38a. 

Tutti gli incontri sono aperti al pubblico e gratuiti. A partecipare e a intervenire insieme con lui William Lucitante, dell’associazione delle vittime Unión de Afectados por Chevron-Texaco (Udapt), e l'avvocato Pablo Fajardo Mendoza gli sperti approfondiranno le diverse realtà ambientaliste e la richiesta di giustizia delle vittime a livello internazionale.

Durante l’incontro a Roma, collegato alle iniziative e ai dibattiti di ‘Amazzonia: casa comune’, un’iniziativa che accompagna il Sinodo speciale in corso in Vaticano fino al 27 ottobre, saranno ripercorse le tappe di una battaglia giudiziaria cominciata ben 26 anni fa. Dalla sentenza ecuadoriana che nel 2011 ha condannato Chevron Texaco a risarcimenti per nove miliardi e mezzo di dollari fino al verdetto di una corte arbitrale dell’Aja che ha intimato alle autorita’ di Quito di compensare il colosso nordamericano per violazioni di un accordo sugli investimenti sottoscritto con gli Stati Uniti negli anni ’90.

Al centro del dibattito, moderato dal giornalista Vincenzo Giardina, anche le scelte del nuovo governo dell’Ecuador. ‘Il presidente Lenin Moreno ha chiesto ai tribunali di Argentina e Canada di bloccare l’omologazione all’estero della sentenza ecuadoriana che condanna Chevron” denuncia Fajardo. ‘Nel nome di una nuova alleanza con gli Stati Uniti e il Fondo monetario internazionale, si afferma il primato del diritto commerciale sui diritti umani’.

 

Incontro MILANO:

In occasione della V sessione di negoziazione dell'ONU per la creazione di un trattato vincolante sul tema di diritti umani ed imprese, l'Università Statale di Milano ospita UDAPT, associazione che in Ecuador si batte per la protezione dell'ambiente e il rispetto dei diritti umani.

Interverranno:
-Pablo Fajardo e Willian Lucitante, rispettivamente avvocato principale e coordinatore esecutivo di UDAPT: la lotta UDAPT per la giustizia sociale e ambientale;

- Prof.ssa Antonia Baraggia: I diritti della natura in Ecuador: questioni costituzionali e sfide future;

- Prof. Luigi Crema: Limiti e potenzialità dell'attuale sistema di soluzione di controversie stato-impresa.

- Avvocato Giacomo Cremonesi, co-fondatore di Human Rights International Corner il caso Nigeriano EVF AGGAH c. ENI avanti il Punto di contatto Italiano Ocse;

-Riccardo Facchini, Responsabile Coordinamento Diritti Economici, Sociali e Culturali, Amnesty International - Sezione Italiana: il caso del Delta del Niger.

- Giosué De Salvo, responsabile advocacy Mani Tese Ong Onlus: Il ruolo delle ONG nella promozione di trasparenza, accountability e accesso alla giustizia

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UDAPT esige chiarezza riguardo la presunta riparazione da parte del Governo ecuadoriano dei danni ambientali causati da Chevron-Texaco

Quito, 9 aprile 2019 – Il 30 agosto 2018 una corte di arbitrato privata, in un atto di abuso del diritto e di mancanza di rispetto verso la sovranità dell’Ecuador, ha emesso un lodo arbitrale, all’interno del giudizio conosciuto come CHEVRON III, nel quale ordina allo Stato ecuadoriano di procedere all’annullamento della sentenza del caso Lago Agrio. Sarebbe a dire che il caso che da più di 25 anni la UDAPT (Unione delle persone colpite dalle operazioni petrolifere della Texaco – oggi Chevron) porta avanti contro l’azienda petroliera Chevron, nei confronti della quale esiste una condanna definitiva, sia annullato. Tutto questo nonostante che il caso Lago Agrio, anche conosciuto come il caso Aguinda vs Chevron, sia il giudizio più lungo della storia dell’Ecuador. Durante il processo si sono accumulate più di 215.000 pagine di giudizio, sono stati presentati più di 100 rapporti di esperti, sono state ricevute più di 40 testimonianze e opinioni di persone colpite e testimoni oculari, sono stati riportati più di 80.000 risultati di analisi fisico-chimiche di acqua, suolo e sedimenti. Con queste prove schiaccianti la Presidenza della Corte Provinciale di Giustizia di Sucumbíos, il 14 febbraio del 2011, emise la prima sentenza, la stessa che fu ratificata dalla Corte Provinciale di Sucumbíos, il 3 gennaio 2012. Fu in seguito ratificata, nel novembre 2013, dalla Corte Nazionale di Giustizia e infine, nel giugno 2018, ricevette l’ultima decisione favorevole da parte della Corte Costituzionale. È importante rimarcare che la sentenza della giustizia ecuadoriana dispone le risorse economiche che debbono essere elargite dalla impresa petroliera per riparare il danno ambientale, sociale e culturale causato da Chevron.  

Malgrado ciò, il 30 agosto del 2018, un collegio arbitrale privato, dispose che lo Stato ecuadoriano, tra le altre cose, implementi i meccanismi necessari per annullare la sentenza del caso Lao Agrio, che risarcisca Chevron per il danno causato alla sua morale e alla sua immagine, e che implementi tutti gli strumenti possibili per impedire che le popolazioni colpite dal disastro possano esercitare azioni di esecuzione al di fuori del paese.

L’arbitrato è inapplicabile e incostituzionale. Il fatto che molte ONG e associazioni di popoli indigeni e contadini in Ecuador, così come la società civile internazionale, hanno denunciato la sua illegalità, dimostra come l’appoggio della società civile ecuadoriana e internazionale svolga un ruolo fondamentale nella nostra lotta. Come UDAPT lottiamo e supportiamo la campagna globale per un trattato vincolante e la campagna europea contro l’impunità delle imprese multinazionali e il sistema ISDS utilizzato dai tribunali internazionali di arbitrato. I movimenti e le reti sociali, così come parlamentari di vari paesi, seguono con molta preoccupazione gli attacchi di Chevron contro la sovranità dello Stato ecuadoriano. Sono coscienti del fatto che l’intenzione del governo di rispettare l’arbitrato può costituire un precedente nefasto per le vittime di abusi di diritti umani da parte di multinazionali nel mondo.

Tuttavia il governo dell’Ecuador, sottomettendosi agli interessi delle multinazionali e del sistema finanziario internazionale, ha già tre volte dimostrato la sua intenzione nell’attuare le disposizioni dell’arbitrato. La prima risale al 6 settembre 2018, quando la Presidenza della Repubblica, per mezzo del segretario generale, Eduardo Jurado, chiese alla Procura di sollecitare la Corte dei conti affinché intraprendesse una verifica per stabilire responsabilità civili, penali e amministrative, a ex-funzionari per azioni o omissioni in questo giudizio.

Allora, come UDAPT e con l’appoggio della società civile, riuscimmo a ottenere che lo Stato si impegnasse a rispettare la sentenza del sistema giudiziario dell’Ecuador e, successivamente, il 10 dicembre 2018, a presentare una azione di nullità della decisione arbitrale presso il Sistema di Giustizia dei Paesi Bassi.

Per Willian Lucitante, Coordinatore Esecutivo della UDAPT, l’arbitrato è il prodotto del sistema di impunità corporativa globale. Sfortunatamente nel mondo di oggi, quando a commettere il crimine è una impresa multinazionale, e le vittime sono popoli indigeni o contadini, non esiste accesso alla giustizia. Ciò è comprovato dallo studio e dall’analisi elaborata dall’avvocata internazionale Adoración Guaman.

Il secondo momento risale al mese di ottobre del 2018, quando uno degli avvocati di Chevron, attraverso l’ex-parlamentare Fernando Torres, incluse nel progetto di riforma del Codice Organico Generale dei Processi (COGEP), la figura del ricorso di revisione per tutti i casi non penali. Era questo un progetto di legge fatto in forma esclusiva per beneficiare l’impresa petroliera Chevron. Secondo Donald Moncayo ancora una volta la reazione delle comunità colpite dal disastro e della cittadinanza riuscì a impedire che quel disegno di legge fosse approvato dall’Assemblea Nazionale.

Attualmente risulta che il signor Ministro delle Risorse Naturali Non Rinnovabili, in data 25 febbraio 2019, abbia affermato che lo Stato si sarebbe fatto carico della riparazione dei passivi ambientali di Chevron. Tutti pensammo che si trattasse di una proposta seria, che alla fine lo Stato avrebbe assunto una politica ambientale responsabile nei confronti della Amazzonia; però risulta essere un inganno ancora una volta. Lo Stato ecuadoriano non possiede alcun piano di riparazione ambientale, né per il danno ambientale generato dall’impresa statale, né tanto meno per il danno esistente dall’epoca in cui Chevron operò nelle provincie di Orellana y Sucumbíos.

La UDAPT, in data 28 febbraio 2019, inviò una comunicazione al Ministero delle Risorse Naturali Non Rinnovabili nella quale sollecitava informazioni che attestassero la serietà del piano di riparazione, che beneficiasse realmente i popoli indigeni e contadini della Amazzonia ecuadoriana. Nella risposta consegnataci in data 20 di marzo 2019, il signor Ministro delle Risorse Naturali Non Rinnovabili ha dimostrato chiaramente che lo Stato non possiede alcun piano di riparazione. Che si tratta di una grande farsa, di un inganno.

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Per Pablo Fajardo, avvocato principale delle vittime e della UDAPT, è evidente che l’annuncio realizzato dal signor Ministro Carlos Pérez, obbedisce a un atto disperato del governo, per cercare di rispettare determinate condizioni poste dal Fondo Monetario Internazionale e dalla impresa petroliera Chevron. Si presume inoltre che lo Stato ecuadoriano abbia negoziato con Chevron, alle spalle delle popolazioni colpite. Per questa ragione esortiamo lo Stato ecuadoriano a rendere pubbliche le informazioni riguardo a questo accordo. Volgiamo che sia chiaro che noi non ci opponiamo alla riparazione integrale, anzi, la auspichiamo. Quello a cui ci opponiamo e ad essere oggetto di un ulteriore inganno, così come accaduto tra gli anni 1995-1998, con una falsa riparazione.

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Humberto Piaguaje, storico leader della UDAPT, dichiara che la UDAPT è cosciente che né lo Stato ecuadoriano, né Petroecuador, né Amazonía Viva, né Chevron pensano di effettuare una riparazione adeguata; di conseguenza la UDAPT, con le stesse comunità colpite, da più di 4 anni si sta preparando affinché siano loro stesse ad essere i protagonisti della riparazione. “Se lo Stato intende effettuare la riparazione, che ci mostri i suoi piani, gli mostreremo i nostri e potremo dar vita a un eccellente piano di riparazione integrale”, conclude Humberto Piaguaje.

Grazie all’appoggio dei suoi alleati e della società civile ecuadoriana e internazionale, la UDAPT continuerà la lotta che negli ultimi 25 ha dimostrato come, attraverso una grande partecipazione dal basso e la diffusione della verità, anche un gruppo di contadini e popoli indigeni possa sfidare il potere di una potente multinazionale.

CANADA NEGA GIUSTIZIA AGLI ECUADORIANI

Quito, 4 aprile 2019  – La Corte Suprema del Canada ha rifiutato di elaborare la richiesta per il ricorso presentato dagli ecuadoriani contro la sentenza della Corte d’Appello dell’Ontario del 23 maggio 2018. Quest’ultima aveva respinto il processo di omologazione della sentenza ecuadoriana nei confronti degli attivi di Chevron in Canada per il fatto che le attività di Chevron Canada non appartengono a Chevron matrice. Inoltre, la Corte Ontario aveva confermato la decisione imponendo il pagamento di una tassa di un milione di dollari per cercare di impedire agli ecuadoriani di fare ricorso contro questa decisione.

Willian Lucitante, coordinatore dell’Unione delle Vittime della Texaco (UDAPT), considera deplorevole che i tecnicismi legali e la mancanza di denaro siano un ostacolo all’accesso alla giustizia per i popoli in Canada. È deprecabile che si neghino i diritti alle vittime di crimini commessi da multinazionali.

Nonostante la decisione negativa in Canada, il Signor Lucitante ha confermato l’intenzione di avviare un procedimento in altre giurisdizioni e ha riferito che prossimamente sarà in grado di annunciare i paesi in cui inizieranno le azioni legali. Ha affermato inoltre che non cesserà l’intento di far pagare a Chevron la riparazione per i danni causati nell’Amazzonia Ecuadoriana, dal momento che le sentenze dei tribunali ecuadoriani sono irrevocabili.

Da parte sua, Pablo Fajardo, l’avvocato degli indigeni e contadini colpiti dalla Chevron, è rammaricato dal fatto che ancora una volta la giustizia dimostri di essere strutturata per proteggere e garantire l’impunità alle multinazionali.

L’avvocato ha chiarito che la Corte Suprema del Canada non conosceva il contesto del caso ecuadoriano e ha semplicemente deciso di non accettare il ricorso richiesto dai demandanti, che non hanno avuto la possibilità di spiegare a fondo struttura legale di Chevron, che assicura protezione all’azienda contro gli appelli di coloro che sono colpiti dalle loro operazioni nocive.

Questo è un precedente inquietante per le lotte sociali per i diritti e la giustizia, ha affermato Fajardo, aggiungendo che “questo caso è un

perfetto esempio della necessità di uno strumento internazionale vincolante per le multinazionali e i diritti umani “.

Gli auspici del 2019 direttamente dalle parole dell'avvocato Pablo Fajardo.

Italiano: Cari amici, insieme a molti di voi in varie parti del Ecuador e il mondo, fisicamente o virtualmente, abbiamo condiviso qualcosa di questa lotta effettuata dal UDAPT contro Chevron. Che abbiamo concluso è stato un anno difficile, ci sono stati momenti di gioia e giubilo, molti celebrano come il 10 luglio quando abbiamo ottenuto la sentenza della Corte Costituzionale, sentenza che sigillato il caso in Ecuador. Chevron ha perso e deve pagare. NON C'È TORNA INDIETRO. Tuttavia, il 30 agosto, un gruppo di arbitrato privato, contro ogni previsione espressa, sfruttando struttura giuridica esistente al mondo, che garantisce l'impunità alle multinazionali, indipendentemente da come si violano i diritti umani, cerca di imporre un premio arbitrale illegittimo, illegale, inapplicabile e incostituzionale all'Ecuador, con il quale vogliono annullare la nostra sentenza. Chiarisco che la frase è ancora valida. Non è stato e non può essere annullato in questo modo. In sintesi, è stato un anno di alti e bassi. Ora siamo alle porte di un nuovo anno. Ho riflettuto molto e non oso augurarti un anno felice, soprattutto quelli di noi che vivono in Ecuador. Chiaramente avremo un anno pieno di lotte, gli sforzi, i sacrifici, i conflitti, subire aggressioni, abusi, ma sono sicuro che, insieme, che se uniamo le forze e in solidarietà in tutte le lotte, vinceremo questa battaglia il sistema economico imposto in Ecuador, e il sistema di impunità delle transnazionali nel mondo. Possiamo farlo
Quindi a tutti e tutti, congratulazioni per la lotta sociale per la difesa dei nostri diritti.
Un abbraccio a nome dell'UDAPT, dall'Amazzonia settentrionale dell'Ecuador.

Il tg2 (Rai2) ha dedicato il servizio n.14 del suo telegiornale alla notizia della notifica da parte della corte costituzionale ecuadoriana sul caso Chevron- Texaco. Condividete il link:

Sosteniamo le vittime dell' #udapt mentre continuano la loro lotta nei tribunali stranieri per la richiesta di giustizia per le comunità colpite in #Ecuador | #Stopchevronimpunity

Dona: http://bit.ly/2t4q5Dg

Convalidata la condanna alla compagnia petrolifera. Storica sentenza della Corte Costituzionale Ecuadoriana: “nessun diritto dell’impersa Chevron è stato violato”

La Corte costituzionale dell’Ecuador ha negato l'azione protettiva richiesta dalla compagnia petrolifera Chevron. Questa azione aveva lo scopo di delegittimare la pena emessa nel 2011 dalla Corte di Giustizia ecuadoriana, la cui sentenza condannò l’impresa a pagare 9,5 milioni di dollari di risarcimento per contaminazione ambientale dell’Amazzonia ecuadoriana. Lo storico verdetto nega il tentativo della compagnia di eludere la propria responsabilità legale per la riparazione delle aree contaminate.

La decisione della Corte è stata notificata martedì 10 luglio, giornata in cui è stata resa ufficialmente pubblica la risoluzione, datata 27 giugno, del contenzioso. Con questa risoluzione si esauriscono tutte possibilità di ricorso legale in Ecuador per questo processo.

È in un ampio documento di 151 pagine che la Corte Costituzionale illustra le ragioni che la hanno portata a "dichiarare che – nella sentenza del 2011 - non v'è alcuna violazione dei diritti costituzionali" e dunque a ritenere di "negare l’azione protettiva straordinaria" presentata da Chevron Corp.

“Questa sentenza è un grande passo per l'accesso alla giustizia”, ha detto Willian Lucitante, coordinatore esecutivo della Unione delle Vittime di Texaco – Chevron (UDAPT), l'organizzazione che, riunendo più di 30.000 persone tra indigeni e contadini, ha dato il via al processo legale contro la compagnia nel 1993. "Dopo 25 anni di lotta, possiamo finalmente chiudere questo capitolo. Stiamo compiendo dei passi significativi perché giustizia sia fatta", ha detto il leader della UDAPT.

 

Secondo Lucitante, ora Chevron non potrà più sostenere in altre giurisdizioni che la sentenza del 2011 non può essere portata in aula perché il processo in Ecuador non è ancora terminato. Avendo Chevron ritirato ogni risorsa economica dal Paese, le vittime sono state infatti obbligate a ricorrere a Corti di altri Stati in cui la compagnia possiede capitali per poter ottenere la cifra imposta dal tribunale ecuadoriano destinata alle opere di bonifica ambientale. L’impresa non potrà più, perciò, ostacolare la richiesta di omologazione della sentenza in Corti straniere utilizzando questi argomenti.

Donald Moncayo, vice coordinatore della UDAPT e rappresentante delle comunità di contadini colpite dall'inquinamento, ha sottolineato che non si tratta di una vittoria solo per l'organizzazione, ma per centinaia di associazioni e milioni di cittadini nel mondo che lottano per difendere la vita e l'accesso alla giustizia. Egli ha ribadito che questi 25 anni hanno segnato un profondo cambiamento, non solo per l’UDAPT, ma anche per le lotte sociali che hanno preso questo caso come un esempio per svelare le strutture di impunità di cui godono le imprese transnazionali.

 

“Questo caso non riguarda solo la Chevron”, ha detto Moncayo, “ma stabilisce un precedente per giudicare le aziende che, di solito con la complicità degli Stati, commettono crimini ambientali contro gli esseri umani. Si tratta di una vittoria contro il sistema di ingiustizia e impunità corporativa che opera in tutto il mondo”.

 

Pablo Fajardo, avvocato delle vittime, ha sottolineato che i giudici della Corte Nazionale di Giustizia e della Corte costituzionale, hanno fatto il loro dovere, nonostante le immense pressioni a cui sono stati sottoposti. Fajardo ha ringraziato a nome del Paese tutti quei giudici che non ha ceduto al ricatto e ai tentativi di corruzione, pratica purtroppo adottata dalle multinazionali anche in questo caso legale, come evidenziato in diverse circostanze opportunamente segnalate.

 

Fajardo ha riconosciuto che questo non è solo un trionfo della UDAPT, ma è un trionfo di tutti i popoli del mondo che lottano per l'accesso alla giustizia, per una vita dignitosa, per veder riconosciuti i propri diritti contro i reati societari. “Non abbiamo battuto solo Chevron, abbiamo superato il sistema di impunità corporativo in Ecuador”, commenta Fajardo.

 

L’avvocato ha sottolineato che il sistema giudiziario ecuadoriano è stato l'unico al mondo che ha conosciuto e trattato in profondità il caso Chevron. Grazie alle prove portate in aula e a solide argomentazioni giuridiche sono stati sanciti verdetti che hanno condannato la compagnia in due istituzioni legali: presso la Corte Nazionale di Giustizia e ora anche alla Corte Costituzionale. Sulla base di ciò, sostiene, il "crimine commesso dalla compagnia petrolifera è evidente e dimostrato e dunque non si può più parlare di un presunto infortunio e ancora meno di causa fraudolenta”.

Era impensabile, ha detto il coordinatore della UDAPT, che un gruppo di 30 mila indigeni e contadini poveri potessero contrastare il potere di una delle più influenti multinazionali del mondo. "Ora abbiamo dimostrato che è possibile, che il denaro non ha potere di fronte alla dignità dei popoli”. Egli ha detto che la lotta non è finita e che continuerà nei tribunali esteri, come il Canada, per convalidare la sentenza del 2011.

Sostieni la UDAPT nella sua lotta per la giustizia in tribunali esteri. Dona bit.ly/2t4q5Dg

Nessuno sopra la legge. Appello degli indigeni ecuadoriani per sostenere la loro lotta contro l'impunità delle multinazionali

Quito, 18 giugno 2018. 350 mila dollari canadesi è il prezzo da pagare in pochi mesi perché le vittime della contaminazione petrolifera causata da Texaco in Amazzonia possano fare ricorso alla Corte Suprema del Canada. La richesta dei querelanti, che consiste nel riconoscimento della sentenza ecuadoriana del 2011, è stata negata dalla Corte di Ontario. L’istanza delle vittime, 30.000 tra indigeni e contadini dell’amazzonia, si basa sul verdetto della Corte Nazionale di Giustizia ecudoriana che condannó la compagnia petrolifera a pagare 9,5 milioni di dollari per la riparazione di uno dei più grandi disastri ambientali nel mondo causato dall’impresa tra il 1964 e il 1992.

 

Motivo dell’azione legale in Canada è l’impossibilità di riscuotere la cifra stabilita dal tribunale ecuadoriano per l’assenza di beni confiscabili, investimeniti e attivitá produttive in Ecuador riconducibili alla multinazionale. Se la Corte riconscesse che gli attivi e le proprietá di Chevron Canada sono interamente di proprietà di Chevron Corporation, allora Chevron Canada potrebbe essere ritenuta responsabile dei debiti dell'azienda madre verso le comunità amazzoniche dell'Ecuador e, di conseguenza, le vittime potrebbero dare inizio ai lavori di bonifica ambientale.

 

Tuttavia, il 23 maggio 2018, dopo 6 anni dall’inizio del processo, la Corte d'Appello di Ontario ha sentenziato che le prove apportate dalla UDAPT non sono sufficenti per dimostrare il legame di unitá di capitali tra Chevron Corporation e la sua filiale canadese. Per poter portare il caso di fronte alla Corte Suprema, espressasi giá una volta in favore delle vittime ecuadoriane dando loro la possibilitá di iniziare l’azione legale in Canada poiché di interesse pubblico e non indivuduale, i querelanti si vedono costretti a pagare un totale di $ 350.000 canadesi (circa 230.000 euro) entro il 16 agosto.

 

Nonostante il verdetto negativo della Corte di Ontario, le vittime della contaminzione possono contare su una recente vittoria giuridica. Infatti, la difesa della compagnia petrolifera non potrá piú affermare nei tribunali esteri l’impossibilitá di riconoscere una sentenza sulla quale pende un processo ancora in corso che potrebbe cambiare totalemte l’esito finale della sentenza stessa.

 

Il riferimento è alla richiesta di protezione straordinaria presentata da Chevron alla Corte Costituzionale dell'Ecuador con il fine di annullare il verdetto del 2011. Dopo quattro anni di attesa, questa richiesta è stata infine respinta il 10 luglio 2018. Con questa sentenza si pone fine a qualsiasi altra possibilità di ricorso legale sul caso in Ecuador.

L'appello della UDAPT di fronte alla Corte Suprema del Canada sarebbe lo scenario in cui i giudici definiscono se adottare un approccio innovativo per la responsabilità d'impresa, la giustizia e l'equità, o continuare con l'attuazione delle leggi esistenti che favoriscono impunità delle multinazionali.

L'accesso alla giustizia non puó essere condizionato da obblighi economici. Per gli indigeni e i contadini che vivono nell’Amazzonia e non hanno fondi, raccogliere questo importo è molto difficile. Se non riescono, l'impunità prevarrà. Questa è l'occasione per rompere finalmente l'assedio che impedisce alle popolazioni di tutto il mondo di rivendicare i loro diritti contro imprese multinazionali.

 

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Tribunale canadese nega la richiesta che Chevron Canada risponda per i reati ambientali di Chevron Corporation. I querelanti ecuadoriani ricorerranno all’appello.

 

La Corte dell'Ontario, con una sentenza emessa il 23 maggio, ha respinto le prove presentate dai querelanti ecuadoriani che collegano i capitali di Chevron Canada a quelli di Chevron Corporation. La decisione sarà esaminata dinanzi alla Corte Suprema.

Questa decisione della Corte di Toronto arriva dopo più di un mese dall'udienza, alla quale ha partecipato una delegazione della UDAPT (Unione delle persone vittime delle operazioni petrolifere di Texaco) formata dal leader indigeno Kichwa Guillermo Grefa, membro del comitato dell'UDAPT, e dal presidente della CONAIE (Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador), Jaime Vargas, accompagnati dall'avvocato ecuadoriano Julio Prieto.

Durante l'udienza, i querelanti, rappresentati dall’avvocato canadese Alan Lenczner, hanno presentato le prove che Chevron Canada appartiene e dipende economicamente da Chevron Corp. A tal fine, hanno consegnato le dichiarazioni patrimoniali che la casa madre presenta ogni anno negli Stati Uniti, in cui essa assume la proprietà di tutte le sue filiali, inclusa la Chevron Canada. Sono stati inoltre presentati documenti che dimostrano che le acquisizioni effettuate dalla sussidiaria canadese sono state approvate dalla società madre. A questi documenti, si sommano quelli che determinano che Chevron Canada agisce da intermediaria in investimenti societari in altri paesi, come la Nigeria e l'Indonesia. Inoltre, hanno rivelato l'esistenza di sette livelli di sussidiarità, in base ai quali la multinazionale cerca di nascondere il proprio capitale ed eludere qualsiasi responsabilità giudiziaria.

Queste prove non sono state, tuttavia, convalidate dai giudici canadesi, nonostante lo stesso avvocato della Chevron Corporation avesse riconosciuto il diritto delle parti interessate di richiedere il sequestro dei capitali della sussidiaria nel momento in cui l'unità di capitale venisse verificata. Il rappresentante dell'azienda ha accettato che il numero delle filiali esistenti tra la casa madre e la sussidiaria canadese non costituisse motivo valido per estinguere il diritto dei querelanti ecuadoriani. Ha anche ammesso che questa situazione non corrisponde alla realtà economica, ma alla realtà legale. “Questo è precisamente il problema” ha affermato Pablo Fajardo, "se la realtà economica non corrisponde alla realtà legale significa che le leggi o la giurisprudenza sono obsolete e devono essere adattate alle nuove realtà dell'operato delle multinazionali. Gli interessi delle aziende non dovrebbero essere protetti al di sopra dei diritti umani”.

Questa sentenza prolunga la battaglia giudiziaria che da 24 anni portano avanti i querelanti amazzonici, i quali hanno ottenuto presso le corti ecuadoriane il riconoscimento della responsabilità della multinazionale attraverso la condanna a pagare più di 9.500 milioni di dollari. Questa cifra verrà amministrata direttamente dalle vittime della contaminazione mediante un fondo fiduciario e interamente investita nella riparazione dei danni causati dalla negligenza di Texaco (oggi Chevron). L’utilizzo di tecniche obsolete per l’estrazione del greggio ha causato l’inquinamento di oltre 480.000 ettari di foresta pluviale amazzonica e ha generato gravi conseguenze sulla salute, l'economia, la produzione e la cultura di oltre 3o,ooo persone, tra cui sei nazionalità indigene (Siona, Siekopai, A'I Cofan, Kichwa, Shuar e Waorani) e dozzine di comunità di contadini.

Per Willian Lucitante, coordinatore dell'UDAPT, la decisione del sistema di giudiziario canadese è un altro esempio delle difficoltà che le comunità povere e vulnerabili del mondo devono affrontare per accedere alla giustizia. Esistono prove dell’esistenza di una struttura di impunità a protezione delle transnazionali che consente al potere economico di prevalere sui diritti umani. Con questa sentenza, la UDAPT ha ancora più argomenti per continuare a combattere a livello globale per l'adozione di un trattato vincolante all’interno delle Nazioni Unite, affinché le corporazioni transnazionali siano costrette a rispettare i diritti umani.

L'avvocato Pablo Fajardo ha ricordato che, da quando il processo ha avuto inizio in Canada, i tribunali di quel Paese sono stati favorevoli alla possibilità che i querelanti potessero affrontare un processo equo. Tra le risoluzioni più importanti, il rifiuto della Corte d'appello alla richiesta della compagnia petrolifera di richiedere ai querelanti ecuadoriani la garanzia di un milione di dollari per continuare il processo. La Corte ha, in quell’occasione, stabilito che il caso legale costituisce un'azione di interesse collettivo, in cui le parti in causa non perseguono un interesse economico privato, ma pubblico. Hanno inoltre riconsciuto che i danni esistenti nella zona hanno minato le possibilità di sussistenza della popolazione e, per tanto, che la richiesta di Chevron possa considerarsi un tentativo di ostacolare le possibilità delle vittime di accedere alla giustizia. Ha anche ricordato che nel giudizio ecuadoriano non ci sono compensazioni per gli individui, ma per il gruppo di persone rappresentate dai delegati in questo contenzioso. Si tratta di una riparazione globale che consiste nella pulizia delle acque sotterranee, nella bonifica dei suoli, nel recupero della flora e della fauna, nel garantire l’accesso all’assistenza sanitaria e all’acqua potabile, nonché nel ripristino delle culture indigene.

Chevron Canada è Chevron Corporation. Dimostrato il legame di dipendenza tra la sussidiaria e la compagnia madre.

Ottawa, Toronto – Durante l’udienza tenutasi il 17 e 18 aprile, le comunità indigene e contadini ecuadoriani hanno esposto alla corte canadese le prove che Chevron Canada e Chevron Corporation condividono lo stesso stato patrimoniale. In altri termini, Chevron Canada e Chevron Corporation sono di fatto la stessa impresa.

Se la corte lo confermasse le vittime potrebbero far valere la sentenza emessa dall’Ecuador nel 2011 che condanna Chevron a pagare oltre 9,5 miliardi per i danni ambientali causati dalle attività estrattive della Texaco. 
 
La parola dei querelanti dell’amazzonia ecuadoriana, riuniti nell’Unione delle vittime di Texaco (UDAPT) é stata riportata nella corte canadese da ​Guilllermo Grefa​, leader della comunitá quechua e ​Jaime Vargas​, presidente della CONAIE, la principale organizzazione di rappresentanza indigena in Ecuador.  
 
Assistiti dall’avvocato Alan Lenczner, sono riusciti a dimostrare davanti ai giudici canadesi l’esistenza di attivi di Chevron Corporation nel Paese nonostante la complessa struttura a matrioska della multinazionale. Attraverso sette livelli di compartecipazione aziendale, la compagnia mira infatti a nascondere i propri capitali, specialmente la relazione tra i beni dell’impresa sussidiaria, Chevron Canada, e la compagnia madre, Chevron Corporation.
 
Sulla base delle prove fornite dai denuncianti, risulta chiaro che Chevron Canada è interamente di proprietà di Chevron Corporation, la cui sede legale é negli Stati Uniti.

Dalle dichiarazioni obbligatorie per legge sul patrimonio dell’impresa si evince, infatti, che la sussidiaria Chevron Canada rientra nei documenti contabili della multinazionale statunitense. 
 
Diverse sono state le strategie messe in atto dalla compagnia per sottrarsi alle proprie responsabilità. Negli ultimi anni, Chevron Canada ha spostato più di 3.000 milioni di dollari dal Canada investendoli in progetti petroliferi in Nigeria e Indonesia. Simulando l’autonomia finanziaria della sussidiaria canadese, l’impresa voleva dimostrare l'indipendenza operativa della società dalla Chevron Corporation. Tuttavia, seguendo il percorso degli investimenti si scopre che, dopo una breve tappa in Nigeria e Indonesia, il denaro ritornava nelle casse statunitensi. Risulta di conseguenza evidente la totale dipendenza di Chevron Canada nei confronti di Chevron Corporation. 
 
L’utilizzo di questi stratagemmi non sono nuovi alle corporazioni che cercano meccanismi per eludere le tasse, la giustizia e le proprie responsabilitá. Questa è una delle ragioni per cui la UDAPT, insieme ad altri 100 collettivi di tutto il pianeta, sta lavorando all’interno delle Nazioni Unite per ottenere l’approvazione di un trattato vincolante capace di mettere fine all’impunità corporativa.

Questo processo è la dimostrazione dell’importanza del trattato mondiale. “Le transnazionali devono rispondere dei propri crimini” afferma a tal proposito Julio Prieto, avvocato della UDAPT presente in sostegno ai delegati ecuadoriani all’udienza in Canada.  

 
Con questi antecedenti, il verdetto in Canada può segnare la storia della difesa dei diritti umani, cambiando definitivamente in positivo l'atteggiamento delle multinazionali nei confronti delle popolazioni locali dei Paesi in cui operano, specialmente quelli in via di sviluppo.  
 
Dimostrando in maniera inconfutabile la concatenazione tra Chevron Canada e Chevron          Corporation, gli ecuadoriani, indigeni e contadini, hanno ottenuto finalmente accesso alla          giustizia che, durante più di due decenni di contenzioso in Ecuador, negli Stati Uniti, in              Brasile, in Argentina e in Canada, era stato negato loro. Questa sentenza varrebbe, quindi, anche da esempio per altre comunità che hanno subito soprusi simili da parte di multinazionali. Ma soprattutto, il verdetto a favore delle vittime, ratificherebbe una precedente sentenza della Corte d'appello di Ottawa, secondo cui la lotta per l'ambiente è una lotta per il bene comune. 
 
La lotta della Unione contro Chevron dura da 24 anni. Si tratta indubbiamente del caso legale iniziato da popolazioni indigene contro una corporazione più grande che si conosca. Per questo motivo, Jaime Vargas, presidente della CONAIE, pensa che la posta in gioco non consista unicamente nel rompere lo schema che protegge le transnazionali, ma anche nel riportare al centro del discorso i diritti dei popoli indigeni e della natura. “Proprio per questo - dichiara Vargas - la CONAIE lavora fianco a fianco con le comunità indigene riunite nella UDAPT”.  
 
“Abbiamo fiducia nella Corte di Giustizia canadese - dicono i rappresentanti della UDAPT tuttavia stiamo cercando altri Paesi nei quali richiedere l’omologazione della sentenza nel caso in cui da Toronto arrivasse una risposta diversa da quella sperata”. Aggiunge Pablo Fajardo, principale avvocato delle vittime di Texaco, che “come UDAPT non smetteremo di lottare finché Chevron non avrà pagato il suo debito affinché l’amazzonia venga bonificata”.  

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Caso Chevron: Nuova udienza in Canada

Una nuova udienza che vedrà il faccia a faccia tra le comunità indigene e i contadini ecuadoriani e la compagnia petrolifera Chevron si terrà in Canada questo 17 e 18 aprile. Assisteranno al processo in rappresentanza delle 30.000 vittime riunite nella Unione delle vittime di Texaco, UDAPT, Guillermo Grefa, indigeno quechua appartenente alla comunità di Rumipamba, Provincia di Orellana, e Jaime Vargas, Presidente della CONAIE, la Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador con l’appoggio dell’avvocato Julio Prieto.

La Corte d'appello dell'Ontario sarà lo scenario in cui i querelanti ecuadoriani, attraverso il loro avvocato, Alan Leczner, dimostreranno che Chevron Canada condivide il proprio stato patrimoniale con Chevron Corporation. Ciò consentirebbe agli indigeni e ai contadini dell'Ecuador di far valere il giudizio di oltre 9.500 milioni di dollari USA (circa 12.000 milioni di dollari canadesi), emesso dalle Corti di giustizia dell'Ecuador. Mediante un’ordinanza giudiziaria, questi soldi saranno depositati in un fondo gestito dalle comunità, che effettueranno azioni di riparazione ambientale degli oltre 480 mila ettari intenzionalmente contaminati dalla compagnia petrolifera e che continuano a provocare gravi danni alle comunità che abitano nella zona.

A dimostrazione dell’importanza del caso e della battaglia legale condotta dall’UDAPT prende parte alla delegazione Jaime Vargas, presidente della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (CONAIE), ovvero l’organizzazione più rappresentativa dei popoli e delle nazionalità indigene dell’Ecuador. Nelle ultime riunioni del Consiglio di Governo della CONAIE, della CONFENIAE (che rappresenta gli indigeni dell’Amazzonia) e della CONASE (indigeni della provincia di Sucumbíos) è stato ratificato il supporto alla UDAPT nella battaglia per la giustizia che è diventata uno dei casi legali ambientali e di tutela di diritti umani più importanti non solo dell’Ecuador, ma del mondo intero.

Il "caso Texaco", così noto a livello internazionale, ha contribuito in modo decisivo a svelare la struttura dell'impunità globale che consente alle transnazionali di violare i diritti umani e ambientali e nega alle vittime delle azioni corporative l’accesso alla giustizia. La UDAPT è diventata uno dei membri attivi più riconosciuti nelle campagne per promuovere l'adozione di un trattato vincolante che richiede alle aziende di rispettare i diritti umani.

Guillermo Grefa, Jaime Vargas e Julio Prieto, oltre a partecipare all’udienza, svolgeranno attività a Toronto e Ottawa che includeranno appuntamenti con organizzazioni di vario tipo e convegni accademici, nonché incontri con i rappresentanti dei media allo scopo di rafforzare e costruire alleanze capaci di ottenere giustizia per le popolazioni colpite dalle multinazionali.

Chi sono i delegati:

Guillermo Grefa​, leader della nazionalità quechua. Membro della UDAPT. Delegato delle 30.000 vittime di Chevron per conto della UDAPT. Per 24 anni ha combattuto nella UDAPT insieme agli altri popoli indigeni e a migliaia di persone colpite. La sua testimonianza è importante per la lotta dei popoli dell'Ecuador per l'accesso alla giustizia.

Julio Prieto​, è un avvocato ecuadoriano con un master in gestione ambientale presso la Yale University. Per oltre 13 anni ha rappresentato le popolazioni indigene dell'Amazzonia ecuadoriana nel processo contro Chevron. Inoltre, è uno specialista di diritti della natura. È parte attiva nel dibattito sul trattato vincolante per le società transnazionali.

Jaime Vargas ha lavorato per più di un decennio alla difesa delle popolazioni indigene dell'Amazzonia ecuadoriana, contro la voracità delle multinazionali e la complicità dello Stato. Per la sua lotta in difesa dei diritti degli indigeni è stato perseguitato e imprigionato. Attualmente è presidente della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell'Ecuador (CONAIE).

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Al via l’apertura di centri di informazione e cure palliative nelle zone contaminate da Texaco

La Unione delle Vittime di Texaco (UDAPT), insieme alla Clinica Ambientale e alla parracchia di San Carlos grazie al finanziamento e all’appoggio tecnico specializzato della Central Sanitaria Suiza de Romande, il 2 marzo 2018 hanno inaugurato il primo Centro di informazione e cure palliative in appoggio ai malati di cancro e ai loro familiari.

Il primo centro sarà aperto nella parrocchia di San Carlos, località Sacha, in provincia di Orellana e porterà il nome di Rosa Moreno, l’infermiera che morì di cancro dopo aver offerto per 32 anni cure alla comunità. Fu parte attiva nel recapitare le denunce contro la compagnia petrolifera presso la UDAPT che, insieme alle analisi da lei condotte e all’invio di informazioni, furono fondamentali nei resoconti sull’impatto sulla salute degli abitanti della contaminazione creata da Texaco nell’area.

La Unione delle Vittime di Texaco, insieme alla Clinica Ambientale, decisero di aprire la prima unità di cure nella località Sacha poiché proprio in questo territorio si registra il più alto tasso di cancro per famiglia, pari a una percentuale del 41,29%, seguito nella triste classifica dall’area di Lago Agrio con un 36,22% e da Cononaco con un 32,61%. Lo studio che rivela questi dati stabilisce inoltre che nelle province di Orellana e Sucumbíos si segnala la presenza di casi di tumore otto volte superiore alla media nazionale stilata dal Registro Nazionale di Tumori.

I centri saranno gestiti da otto donne appartenenti alla medesima comunità, le quali si stanno formando per soccorrere al meglio i pazienti, tanto nell’assistenza professionale con le cure palliative quanto nel coordinamento con i relativi distretti sanitari.

Per Willian Lucitante, coordinatore esecutivo della UDAPT, i centri di informazione e cure palliative per i malati di cancro sono particolarmente significativi in questa zona che, a causa della contaminazione prodotta da Texaco (oggi Chevron), si è convertita secondo numerosi studi nell’area con l’indice di cancro più alto in tutto il Paese. Lucitante ha sottolineato l’importanza di queste strutture per i membri della UDAPT poiché spesso per via delle ristrettezze economiche e della gravità della malattia non hanno potuto ricevere adeguate cure.

Il dirigente delle vittime si è soffermato sui dati dello studio che denuncia l’incremento annuale del numero di morti nella zona. “Chevron finora non ha assolto gli obblighi derivanti dalla sentenza – afferma Lucitante – e questo impedisce l’inizio del lavori di bonifica delle aree soggette alla contaminazione che quindi continuano ancora oggi ad aggravare la situazione ambientale nelle province di Orellana e Sucumbíos”. In attesa di risoluzione è anche il caso aperto ormai da quattro anni presso la Corte Costituzionale dell’Ecuador, all’interno del quale, si augura il dirigente, non avvenga una negoziazione tra lo Stato e la compagnia petrolifera. “Una negoziazione unilaterale da parte del governo e la negligenza nel verdetto della Corte rientrano a pieno titolo nelle violazioni dei diritti umani che, senza esitazioni, denunceremo a livello internazionale”, dichiara Lucitante.

Per Carlos Aldaz, Presidente della Clinica Ambientale, è una soddisfazione poter aprire questo primo centro e, in tal modo, aiutare le famiglie con malati di cancro. A nome della Clinica Ambientale rinnova il suo impegno nel appoggiare e continuare a collaborare con la UDAPT a beneficio delle comunità di Sucumbíos y Orellana.

Nel Telegiornale Nazionale